Faeto, detto anche Faíte in francoprovenzale, è un paese di circa 630 abitanti situato a 866 metri di altitudine nei Monti Dauni, nei pressi delle alture del Monte Saraceno, Monte Cornacchia, Monte Sidone e Monte San Vito dalle quali sono visibili il Gargano, il golfo di Manfredonia e la pianura del Tavoliere. Dista circa 47 Km dal capoluogo.
Insieme al vicino paese Celle di San Vito, forma l'unica isola linguistica di lingua francoprovenzale della Puglia. Tale lingua minoritaria è stata riconosciuta e tutelata dallo Stato italiano.
L'importanza strategica, militare e commerciale di queste zone era conosciuta già in epoche remote. Vi si insediarono i Sanniti prima (IV secolo a.C.) e i Romani poi.
Nel periodo romano l'importanza strategica del territorio era sottolineata dalla presenza della città di Vascellium, attualmente zona di Vetruscelli e dall'esistenza della Via Traiana, attualmente zona di San Vito. Lungo la Via Traiana della zona, di grande importanza furono il bosco sacro Lucus Aquilonensis e il luogo dove avveniva il cambio di cavalli durante il viaggio chiamato Mutatio Aquilonis.
Successivamente, nel periodo medievale, durante la dominazione Sveva, si svilupparono nella zona "castra" e "feudi". Nella parte meridionale si era formato il feudo di Crepacore e in quella settentrionale il feudo di Vetruscelli. Da segnalare anche la presenza di due Monasteri benedettini: il SS. Salvatoris de Fageto e il S. Mariae de Fageto.
Le Comunità francoprovenzali in Puglia, dette anche Daunia Arpitana, risalgono circa alla seconda metà del XIII secolo in concomitanza alla dominazione angioina sul Regno di Sicilia. Mentre la dominazione Sveva aveva fatto della Capitanata il cuore del Regno, la dominazione angioina, durante il regno di Carlo I d'Angiò, penalizzò molto le zone circostanti, stabilendo la capitale a Napoli. Durante il periodo angioino, l'intera Puglia fu segnata da un progressivo impoverimento. Carlo I d'Angiò per consolidare il potere in Capitanata, mise sotto assedio Lucera, una delle roccaforti degli Svevi, occupata però dai Saraceni.
Nel frattempo i Saraceni compivano scorrerie nel territorio circostante, soprattutto nei pressi della Via Traiana. Carlo I per contrastarli, inviò un piccolo esercito di 200 soldati a protezione del centro fortificato di Crepacore. Capì quindi quanto fosse importante strategicamente il valico di Crepacore. Il "castrum" di Crepacore era però in cattive condizioni. Ordinò la sua ricostruzione e ordinò a circa 700 uomini dei comuni limitrofi di trasferirsi a Crepacore, ricostruire il castello e proteggere la zona insieme ai soldati.
Nel frattempo Carlo I riuscì a sconfiggere i Saraceni fortificati nella città di Lucera e decise di concedere una porzione di territorio di Crepacore (precedentemente feudo dei Cavalieri Gerosolimitani) ai valorosi 200 soldati provenzali in difesa del "castrum". Le famiglie dei soldati della Provenza, raggiunsero la zona e si insediarono nel luogo.
Dopo qualche anno, circa 190 famiglie su 200 decisero di abbandonare Crepacore e di spostarsi in un altro luogo della zona assegnata. La zona di Crepacore era diventata estremamente pericolosa dato che, con la morte di Carlo I, il Regno era precipitato nella più totale anarchia e la Via Traiana, su cui Crepacore si affacciava, era percorsa da eserciti, di varie casate in guerra, che seminavano terrore e distruzione.
Decisero di trasferirsi nell'area tra i due Monasteri benedettini del SS. Salvatore e di Santa Maria. Realizzarono subito che era un luogo abbastanza tranquillo e sicuro per fissare in quei luoghi la nuova dimora. Nel tempo sorse un villaggio che i provenzali chiamarono "Faeto", dal nome dei Monasteri vicini. La tradizione vuole che era l'anno del Signore 1345.